VITA TUA VITA MEA: un nuovo paradigma

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Perché oggi è necessario un nuovo paradigma

Oggi vorrei condividere con voi l’idea di giungere ad un nuovo paradigma e perché è necessario farlo: vita tua, vita mea.

Per intenderci, i paradigmi sono le “cornici” che, a seconda del momento storico, abbiamo adottato come specie, come società e che condizionano i nostri comportamenti, il nostro modo di pensare, il nostro modo di vedere, leggere e narrarci gli eventi.

Come ho già scritto in un articolo che ho pubblicato qualche giorno fa, io non sono particolarmente affezionato alla mindfulness perché sono piuttosto un sostenitore dell’awareness, della consapevolezza, la quale raccoglie tutte le pratiche create da sempre e per sempre dall’uomo per l’uomo, tra cui anche la mindfulness.

Infatti, soltanto la consapevolezza di noi stessi (consapevolezza di sé) può essere il futuro sostenibile per la nostra specie, perché la consapevolezza è evoluzione, è orientamento, è, come adesso alcuni amano dire, innovability, ossia un’innovazione sostenibile che incontra la rigenerazione delle nostre abilità e dei nostri talenti più intimi e profondi.

La consapevolezza rappresenta la messa in campo di ciò che è davvero importante per noi e ci consente di discernere, orientare, selezionare chi siamo e cosa vogliamo essere in questo mondo di cui comprendiamo la condizione, del quale sentiamo di dover inevitabilmente e necessariamente essere partecipi.

Tuttavia, quando alcuni dicono che la mindfulness sia l’oppio dei popoli perché è una struttura per rilassarsi al servizio del nuovo capitalismo, sebbene apprezzi la provocazione – occorre sempre un antagonista per capire meglio ciò di cui si sta parlando – la visione mi sembra un po’ miope.

La consapevolezza, l’awareness, la mindfulness, il benessere della mente non possono essere oppio, ma rivoluzione perché ci permettono, appunto, di rileggere comportamenti e situazioni avendo come fine il miglioramento personale, che è inevitabilmente miglioramento dell’insieme.

Se io sto meglio, il mondo che mi circonda, di cui faccio parte e nel quale sono condizione condizionante non può che migliorare, è una congiunzione diretta. Non possiamo pensare di essere schizofrenici, immaginando per noi il meglio e desiderando per gli altri il peggio. Oggi – questo è il mio augurio e anche il mio impegno sociale – siamo pronti per: vita tua, vita mea.

Oggi il mondo sembra essere abitato da un’umanità che ha perso sé stessa, il suo orientamento ed è per questo che io dico da anni che occorre una nuova FASE per la rivoluzione della nostra storia. (FASE è l’acronimo di Filosofia, Arte, Scienza, Economia.) Ciò che ci ha permesso di diventare chi siamo oggi come specie e di conquistare la nostra posizione eretta è stato il conseguire una capacità che si è manifestata in una nuova visione, la quale nasce dall’aver fatto a noi stessi una domanda: perché tutto questo?

Le domande della nostra vita sono amore per la conoscenza. La domanda stessa è lo strumento per costruire la consapevolezza, come un pilastro lo è per un ponte.

Allora, tutto parte dalla domanda – atto filosofico – che rappresenta la ricerca di una conoscenza più alta che prima non possedevo. La nuova visione che la risposta a questa domanda fa scaturire innanzi a me, mi chiede di essere parte e incidere su ciò che vedo, lasciando un segno: questa è Arte. L’Arte è techné e mi permette di muovermi da questa nuova conoscenza che ho acquisito verso la sua verifica sostenibile: scienza.

Oggi abbiamo bisogno di scienza, non di allarmismi o confusione, non di illazioni. Abbiamo bisogno di scienza e verifica di ciò che abbiamo chiesto a noi stessi e che abbiamo scoperto di noi stessi e degli altri intorno a noi.

Infine, dobbiamo trovare quell’attitudine di vita che è – come diceva Gregory Bateson – un’ecologia della mente o, come piace dire a me, un’economia della mente, che ci permette di essere sostenibili, perché capaci di coesistere in un mondo violento quali araldi e messaggeri di pace, affinché questo mondo diventi consapevole della necessità della pace, intesa non come assenza di guerra ma come stato interiore dell’essere, che soltanto quando viene raggiunto è in grado di manifestare appieno il suo straordinario potere sulla vita.

FASE è l’acronimo della rivoluzione di ogni tempo e questa rivoluzione, ancora una volta, deve vederci impegnati a superare quelli che sono stati nel tempo i nostri paradigmi. In primis, Mors tua, vita mea: a lungo abbiamo immaginato un mondo dove eravamo guerrieri, usurpatori e dove la nostra vita era vincolata alla nostra capacità di sopprimere o opprimere l’altro.

C’è stato un tempo, che si è ripetuto più volte nella nostra storia, anche agli inizi di questo nuovo millennio, dove il paradigma da mors tua vita mea è diventato mors mea, mors tua e tutti coloro che hanno subìto, hanno desiderato far subire: “Se io perdo, devi perdere anche tu”.

Ovviamente, non è un paradigma sostenibile, perché rappresenterebbe l’estinzione della nostra specie.

Oggi dobbiamo, invece, essere pronti ad affermare che la tua vita è la mia vita, che il darti benessere, farti vincere è il mio vincere, e se ambedue ne diveniamo consapevoli, il nuovo paradigma è win – win, vincere – vincere: vita tua, vita mea.

Ognuno di noi, pur essendo separato dall’altro, è parte di esso, così l’altro è parte di noi. Non possiamo non ricordarlo.

Quando entriamo in questo nuovo paradigma esso dà vita ad un processo rivoluzionario dentro di noi, sentiamo che il nostro destino non è semplice sopravvivenza, ma è immergerci in una vita piena, dove una nuova sensibilità si sviluppa in noi; in una vita di realizzazione, dove un nuovo entusiasmo ci accompagna giorno e notte, incessantemente; in una vita di gratitudine dove comprendiamo la gratuità di questo attimo e, da questa comprensione, nasce un’energia inesauribile.

La tensione ad affermare questo paradigma decreta la sua forza di cambiamento. Più persone parteciperanno a questo processo, più saremo ad affermare “vita tua vita mea, sono pronto ad accoglierti e a migliorarmi con te”, più questa tensione rivoluzionaria produrrà questo cambiamento, questo muoverci verso.

È proprio questo “muoverci verso” il vero risultato che dobbiamo ricercare, il vero risultato che stiamo cercando.

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